Concorso per la progettazione di un centro velico presso l'Isola dell'Asinara, finalizzato alla valorizzazione dei beni di proprietà della Regione Autonoma Sardegna
2012, Regione Autonoma Sardegna
gruppo progettazione:

Carlo Alberto Cozzani (capogruppo), Sandro Beltrami, Massimiliano Giberti, Matteo Raselli, Armando Ricca

collaboratori:

Federico Berti, Paolo Bartoletti, Simone Perrone

DALLA RELAZIONE ILLUSTRATIVA


"Il profumo no, però. Quello non l'aveva messo in conto neanche il più lungimirante dei capi colonna, il più esperto degli ergastolani. Mentre sbarcavano dai Chynook tra urla e calci,l'Isola li investì in pieno con il suo aroma. I cuori saltarono un battito,come al ricordo di un grande amore perduto. I corpi immiseriti dalla galera si riempirono di desiderio. Molti restarono fermi accanto all'elicottero,immobili, a prendersi pugni e bastonate pur di respirare l'Isola ancora e ancora.

Sapeva di salmastro, di fico,d'elicriso." [1]


PREMESSA01 | Luoghi

Il brano letterario in epigrafe, tratto da un romanzo ambientato durante un recente passato di buio della nostra repubblica (anni di piombo il termine coniato da Margarethe Von Trotta), sintetizza con lucidità estrema quella che ès tata per lungo tempo la peculiarità del sito, ovvero l'essere a tutti gli effetti un paradiso per i sensi, trasformato dall'intervento degli uomini in luogo di pena e di segregazione "perché,se vuoi tenere qualcuno veramente separato dal resto del mondo, non c'è muro più alto del mare".

Pertanto, per come viene enunciato, il proposito di costruire un Centro destinato all'insegnamento degli sport velici presso l'ex carcere di Trabuccato sull'Isola dell'Asinara,comporta una straordinaria sfida progettuale che investe, non solo i luoghi materiali del vivere, ma anche luoghi e significati immateriali ma sedimentati nella nostra storia e nella nostra società.

La formulazione stessa del problema - ovvero trasformare in luoghi di accoglienza,svago, ricreazione e di turismo consapevole e sostenibile, degli spazi costruiti per la detenzione e la reclusione, permeati del dolore e della rabbia di abitanti ormai assenti - si identifica nell'instaurarsi di relazioni tra il luogo e il programma, imponendo interrogativi profondi e,stesso, lasciando intendere molteplici possibili risposte.

A questa condizione si somma il fatto che l'ex luogo di detenzione di Trabuccato sorge all'interno di un'isola, una geografia che già di per se appartiene alla sfera dei "[...] piccoli mondi a se stanti, terre diverse da tutte le altre poiché da sempre il mare le assedia e vi rovescia relitti di ogni tipo: di velieri, di uomini in fuga dal mondo, con i loro pezzetti di avventure cominciate chissà dove. Spesso sono le isole stesse, nel loro mondo chiuso e prigioniero del mare, a far crescere storie che sulla terraferma non sarebbero mai nate"  [2].


Questa duplice condizione - luogo d'isolamento all'interno di luogo isolato - fa del sito una vera e propria eterotopia [3],una dimensione che ha il potere di giustapporre, in un unico luogo reale, diversi spazi, diversi luoghi tra loro incompatibili. Le eterotopie, al contrario delle utopie (luoghi che non esistono), sono contro-luoghi, o meglio luoghi dell'alterità.

In questo quadro di riferimento, unico e irripetibile, rappresentato dall'ex carcere di Trabuccato e dall'isola che lo contiene, si rende ben chiaro che il progetto dovrà prendere forma proponendo un attento dialogo con il sito, quest’ultimo inteso nella sua accezione più vasta, non solo come luogo fisico, ma come risultato - complesso e in continua evoluzione - dell’interazione di fattori di svariata natura; prodotto di un continuo incrocio di relazioni, che il progetto cercherà di evocare,interpretare e articolare - in funzione di un’idea chiara e logica - per la sua possibile trasformazione.

Gilles Deleuze, in uno scritto degli anni cinquanta sulle isole deserte, indica, nelle varie simbologie relative all’isola, quella che la identifica con l’elemento fisico primigenio dove tutto ricomincia indefinitivamente e sottolinea come quell’immagine rimanderebbe all’idea di una seconda nascita, una seconda origine dopo una separazione.

Sarà quindi in questo luogo ricco di simboli, nel cui passato altri furono confinati nelle loro solitudini aspre e inclementi, in questo posto che non fu felice e dove si consumarono delitti e orrori, che spinge alla memoria personale attraverso il richiamo della memoria collettiva e viceversa; a cui si contrappone ora un presente, caratterizzato dai segni dell’attualità che assomigliano a «relitti di navi naufragate», un presente disprezzato e rifiutato, privo di radici e di ragioni vitali; a cui seguirà un futuro di rinascita, che il progetto si propone di attivare, proponendo strategie architettoniche, esecutive e gestionali, elementi fondanti dell’idea di trasformazione che, facendo proprie e condividendo in toto le profonde analisi architettoniche, edilizie, ambientali, espresse nel DPP del bando, le integra con le considerazioni in premessa e con le analisi che seguono.

[....]



[1]   Francesca Melandri, Più alto del mare, Rizzoli, Milano 2012.

[2]   Viviano Domenici, Altri naufragi, De Agostini, Novara 2010.

[3] Eterotopie, ovvero «quegli spazi che hanno la particolare caratteristica di essere connessi a tutti gli altri spazi, ma in modo tale da sospendere, neutralizzare o invertire l'insieme dei rapporti che essi stessi designano, riflettono o rispecchiano» (M. Foucault, Eterotopie in Archivio Foucault, Feltrinelli,Milano 1998).

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